ciclisti sulla carreggiata

“Sciami” di ciclisti sulla carreggiata: possono davvero procedere in gruppo?


Ciclisti sulla carreggiata?
Ammettiamolo, quante volte a bordo della nostra autovettura, alla vista di un gruppo di ciclisti, non ci siamo sentiti sopraffatti dalla tentazione di abbassare il finestrino e urlare: “Dovete procedere in fila indiana!”.

Ebbene, sappiate che, nella maggior parte dei casi, la norma vi dà ragione!

O, meglio, la norma non consente agli automobilisti di inveire contro i ciclisti ma contiene, al suo interno, i precetti normativi che impongono a questi di procedere in fila indiana e sul margine destro della carreggiata.

Il motivo per il quale poco sopra ho scritto “in alcuni” casi, lo scopriamo subito, aiutandoci con il dettato del Codice della Strada.

La disciplina del comportamento dei ciclisti è contenuta nell’art. 182 del Codice della Strada. Al primo comma di questo articolo troviamo subito un precetto fondamentale: “I ciclisti devono procedere su unica fila in tutti i casi i cui le condizioni della circolazione lo richiedano e, comunque, mai affiancati in numero superiore a due”.

Abbiamo tutti in mente l’immagine dei gruppi di ciclisti – talvolta anche in numero superiore a dieci – che circolano invadendo la carreggiata anche oltre la metà. Ecco, ora sappiamo con certezza che si tratta di un comportamento illegittimo.

Infatti, per legge, il numero massimo di ciclisti che possono viaggiare affiancati – e, quindi, non in fila indiana – è due e, possono procedere affiancati, solo qualora le condizioni della circolazione lo consentano, cioè quando:

– non ci sia traffico;

– la carreggiata sia sufficientemente ampia da consentire sia il transito dei velocipedi che dei veicoli.

Attenzione, però!

Infatti, questo tipo di condotta, non è tollerata in ogni tipo di strada.

La norma è chiara a riguardo, laddove il primo comma dell’art. 182 prevede che “quando [i ciclisti] circolano fuori dai centri abitati, devono sempre procedere su unica fila salvo che uno di essi sia minore di anni dieci e proceda sulla destra dell’altro”.

Dunque, ricapitolando, l’affiancamento di due ciclisti è consentito solo all’interno dei centri abitati (con condizioni favorevoli), al di fuori dei quali, non è mai consentito con un’unica eccezione: uno dei due ciclisti affiancati abbia un’età inferiore ai dieci anni e, in questo caso, procederà sul lato “protetto” della carreggiata, quello cioè “più lontano” dai veicoli.

Ma non finisce qui!

Infatti, se ci troviamo in un centro abitato, ma questo è particolarmente affollato il ciclista, non solo non potrà viaggiare affiancato ad altri compagni, ma dovrà addirittura scendere dalla propria bicicletta e condurre il proprio veicolo a mano, comportandosi come se fosse, a tutti gli effetti, un pedone.

Ma allora, se non posso procedere affiancato ad altri ciclisti, posso almeno portare qualcuno a bordo della mia bicicletta?

Sì, ma solo se il mio mezzo è appositamente strutturato per trasportare un altro soggetto – ad esempio un sellino posto sulla ruota posteriore. Sono assolutamente da evitare, quindi, trasporti di altre persone “in canna” o in piedi sulla ruota posteriore aggrappati a chi guida.

Anche per quanto riguarda i minori di anni otto, il loro trasporto è consentito, ma solo se il mezzo è appositamente attrezzato – sempre con seggiolini appostiti.

Ma se io mi trovassi su una strada munita di pista ciclabile? Avrei l’obbligo di percorrerla o potrei mantenere in ogni caso il margine destro della carreggiata?

Naturalmente, avendo a disposizione uno spazio apposito per il transito dei velocipedi, è obbligo per i ciclisti, servirsi di tale spazio. La ratio sottesa a tale condotta è quanto mai intuitiva: si può essere diligenti ai massimi livelli e guidare prudenzialmente sul margine della carreggiata ma, se dovessimo arrecare danno a noi stessi o ad altri utenti della strada, incorreremmo nel cosiddetto “concorso di colpa”.

Il motivo è semplice, se arreco danno a chicchessia circolando in una zona a me interdetta (perché, quando ho a disposizione la pista ciclabile, è lì che devo circolare e la carreggiata devo lasciarla alle vetture) devo rispondere della mia condotta illegittima, considerando che, molto probabilmente, se avessi circolato in una zona riservata al traffico dei velocipedi, non sarebbe accaduto alcunché.

Bene, ma almeno il manubrio, il ciclista, può tenerlo come preferisce?

No!

Prima di tutto la norma ci impone di tenere le mani e le braccia sempre libere – quindi no, non possiamo portare spesa, pc, borsa della palestra e una pianta mentre pedaliamo – e, una mano, deve sempre tenere il manubrio!

La ragione, anche in questo caso, è banale: se le ruote incontrano un’anomalia insistente sull’asfalto e le mani non tengono ben saldo il manubrio, il ciclista potrebbe sbandare, perdere il controllo del mezzo e recare danno a sé e agli altri utenti della strada.

Altra questione spinosa: spesso vediamo i ciclisti superare gli incroci anche con segnale luminoso di stop (il semaforo rosso). Molti lo fanno ritenendo che le segnalazioni luminose siano destinate solo ai veicoli a motore. Niente di più errato!

La norma, naturalmente, vieta rigorosamente l’infrazione di una regola di questo tipo.

Tuttavia, la norma consente di attuare, in determinate circostanze, la manovra della cosiddetta “casa avanzata”. Cos’è? Si tratta di uno spazio compreso tra lo stop per i veicoli e l’inizio dell’incrocio sul quale i velocipedi possono sostare in attesa del semaforo verde (si tratta, in parole povere, di quello spazio di carreggiata dove solitamente si fermano i ciclomotori in attesa del via).

Anche in quest’ultima ipotesi, la casa avanzata è consentita unicamente quando la segnaletica orizzontale consente questo tipo di fermata!

In ultima battuta, sarebbe bene assumere come abitudine (lo fanno in pochi, anche se è espressamente previsto dall’art. 182, comma 9 bis C.d.S.) quella di indossare, se si circola in condizioni di scarsa visibilità o in assenza di luce solare, il giubbotto o le bretelle retroriflettenti ad alta visibilità.

Rispettando le regole, arriveremo tutti a destinazione sani, salvi e senza litigare!

Autore: Sara Iacopini
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