Incubatore per Start up innovative

Che cos’è un incubatore per start up innovative? Parte I

Incubatore per Start up innovative

Premessa

Gli incubatori per Start up innovative sono un ambiente protetto in cui una nascente impresa può trovare una condizione favorevole alla sua crescita, affinché sia, ad un certo punto, pronta per camminare sulle sue gambe nel mercato.
Il fine ultimo degli incubatori è quello di sostenere, attraverso il supporto all’imprenditorialità, lo sviluppo economico di un’area e la crescita occupazionale.Non vi è una definizione univoca di incubatore semplicemente per il fatto che questo è uno strumento in continua evoluzione e sta diventando sempre più un “concetto ombrello”, utilizzato per identificare realtà eterogenee.

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Definizione di incubatore per Start up innovative

Tra le tante definizioni c’è quella ufficiale della Commissione europea, che afferma che:
“un incubatore per Start up innovative è un’organizzazione che accelera e rende sistematico il processo di creazione di nuove imprese”.

Le origini:

Le origini degli incubatori possono essere fatte risalire verso la fine degli anni Settanta, quando l’economia tradizionale cominciava ad aprirsi definitivamente verso le nuove tecnologie; inizialmente essi furono solamente uno strumento di politica per contrastare i problemi relativi alla recessione di quegli anni e favorire la creazione di occupazione.

Il ruolo degli incubatori è cambiato ed ha subito notevoli trasformazioni nel corso degli anni e quindi, oggi, non vi è un modello univoco che comprenda tutti gli attori in gioco.
Vi sono diverse tipologie di incubatori nate nel corso degli anni a seconda delle esigenze economiche e delle tipologie di impresa che si affacciavano sul mercato.

Nella storia degli incubatori d’impresa è possibile riconoscere tre generazioni:

Incubatori di prima generazione:

Sono stati attivi dagli anni ’50 agli anni ’80, fornivano esclusivamente infrastrutture fisiche e servizi condivisi; questi incubatori emersero inizialmente allo scopo di rivitalizzare aree industriali in declino e operarono come strumento di riconversione. Offrivano essenzialmente spazi a costi contenuti e servizi condivisi. La funzione principale risultò essere quella relativa all’utilizzo d’infrastrutture ed era identificata dagli incubati come la value proposition offerta dal business incubator:
Le imprese all’interno dell’incubatore, infatti, poterono trarre profitto dalle economie di scala derivanti dalle risorse condivise.  

Incubatori di seconda generazione:

Attivi fra gli anni ’80 e i primi anni ’90, offrivano, oltre agli stessi servizi offerti dagli incubatori di prima generazione, delle attività knowledge-based per guidare le imprese incubate nella creazione di regole, procedure e strategie con cui operare; questa seconda fase ha evidenziato una maggiore enfasi per gli aspetti intangibili, infatti, si ebbe la necessità di integrare servizi aggiuntivi che nella prima fase non erano presenti:
Primo fra tutti, il c.d. counseling, e poi altri di importanza fondamentale, come lo sviluppo delle competenze, l’accesso ai capitali, al network e al supporto professionale.
In parallelo, il trend di sviluppo si avvicinò a cluster tecnologici come le biotecnologie, le Information Technology e le tecnologie ambientali.

Incubatori di terza generazione:

La rivoluzione digitale della seconda metà degli anni Novanta cambiò le regole di base del mercato; pertanto, gli incubatori, hanno progressivamente intrapreso un percorso sempre più focalizzato sugli aspetti intangibili e ad alto valore, che è sbocciato nell’identificazione di una “terza generazione”.
La terza fase degli incubatori di fine anni Novanta pone dunque meno enfasi sulle strutture fisiche ed è incentrata soprattutto su promettenti Start Up collegate ai settori high-tech.
Gli incubatori dei giorni nostri mantengono l’organizzazione e le caratteristiche di quelli di prima e seconda generazione e facilitano l’accesso a network esterni per acquisire risorse e creare opportunità in tempi brevi ma tendono a spingersi ancora oltre:
La rivoluzione apportata dall’avvento di Internet non solo ha contribuito a un ulteriore sviluppo del concetto di incubatore ma ha addirittura condotto alla nascita di nuove tipologie di incubatori:

Ne è esempio il cosiddetto Virtual Incubator (che vedremo meglio in seguito), nel quale l’incubazione avviene a livello virtuale grazie alle Information and Communication Technology.

Questa tipologia di incubatore è l’emblema nella identificazione della “terza generazione di incubatori” poiché si è giunti, a differenza delle precedenti fasi, a una formulazione totalmente priva dello spazio fisico, che ricordiamo era uno dei punti cardine della prima generazione degli incubatori.
L’incubatore virtuale, infatti, offre in generale accesso online a un network composto da imprenditori, investitori e consulenti in assenza di strutture fisiche dedicate allo spazio di lavoro e al supporto office.

Le classificazioni degli incubatori per Start up innovative:

Dopo aver delineato, le origini e le tre fasi di sviluppo degli incubatori italiani, possiamo concentrarci sulla individuazione di altre categorie di classificazione; la disanima non si limiterà al solo contesto italiano ma si estenderà anche a quello europeo.

Nel corso del tempo le tipologie e le funzioni degli incubatori per Start up innovative sono mutati notevolmente a tal punto che le definizioni, le classificazioni ed i modelli stessi non hanno confini univoci e ben definiti; pertanto, ogni categoria è alquanto mutevole e può variare considerevolmente a seconda dello studio e della ricerca condotta.

Inizialmente, possiamo classificare le varie tipologie di incubatori per Start up innovative in tre macrocategorie:

  • Profit o no-profit;
  • Pubblici o privati;
  • Certificati o non certificati;

Tutte le tipologie sostengono la nascita e lo sviluppo di imprese, ma lo fanno con finalità e strumenti diversi.

Incubatori per Start up innovative: Profit o no-profit:

Partendo dalla prima categoria è possibile affermare che quelli no-profit perseguono semplicemente una finalità di sviluppo del territorio senza lo specifico obiettivo di generare profitti nel breve termine, anche se ciò non esclude che nel medio-lungo possano farlo; mentre quelli profit hanno appunto proprio questo obiettivo; tuttavia, anche quest’ultimi possono avere progetti con finalità sociali.

Incubatori pubblici o privati:

Passando alla seconda distinzione, possiamo fare le seguenti osservazioni:

Innanzitutto, alla base di tutte le classificazioni delle tipologie di incubatori vi è quella relativa alla proprietà:
Infatti, possiamo distinguere fra le seguenti tipologie di incubatori:

  • Privati;
  • Pubblici;
  • Ibridi;

Sebbene, in linea generica, l’obiettivo di fondo di queste forme di incubazione sia comunemente quella di sostenere la creazione e sviluppo di nuove imprese, la natura pubblica o quella privata portano a finalità diverse:

Gli incubatori privati contribuiscono al successo delle nuove imprese incubate traendone dei profitti; mentre per quelli pubblici il focus è creare nuovi posti di lavoro e stimolare l’imprenditorialità.
L’incubatore ibrido è caratterizzato da una combinazione delle due finalità e dunque al suo interno è possibile identificare partnership sia pubbliche sia private.

Queste tre suddivisioni sono alquanto generiche e sono finalizzate alla miglior comprensione per il lettore con la finalità di imparare a discernere le prime macro-differenze; tuttavia, in ambito europeo sussistono sottocategorie e suddivisioni ulteriori, sempre secondo la ratio, per la quale gli incubatori per Start up innovative sono in continua evoluzione, offrendo servizi sempre più completi e differenziati.

Incubatori pubblici “europei” di Start up innovative: 

Fra gli incubatori pubblici possiamo annoverare le seguenti categorie:

I BIC, i c.d. Business Innovation Centers:

Le origini:

Nel 1984 nasce il progetto pilota “European Business & Innovation Centre“, creato dalla Direzione Generale delle Politiche Regionali e di Coesione della Commissione Europea.
Questi sono centri di innovazione imprenditoriale mirati a promuovere lo sviluppo economico delle regioni di appartenenza. Sono stati costituiti circa 200 centri nel territorio dell’Unione Europea, di cui oltre il 15% in Italia.
Lo Scopo di tale iniziativa era quello di aiutare le aree economicamente depresse e quelle in cui andava favorita una riconversione industriale.
In seguito, accanto a tale orientamento, la figura del BIC si è imposta come struttura indispensabile di sostegno per il mondo imprenditoriale.
Questi centri hanno ricevuto, da parte del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, il riconoscimento di Agenzia per la promozione del lavoro.
Nel capitale di queste Agenzie sono entrati tutti gli Enti Territoriali (Regioni, Comuni, Province, Camere di Commercio, Banche, Associazioni di categoria, Industrie etc.). In altri termini tutti quegli enti interessati alla promozione e allo sviluppo di un particolare territorio.

Che servizi offrono?


I BIC sono specializzati nel dare sostegno e supporto a Start up innovative, a spin-off innovative e alle PMI; in poche parole, sono interlocutori che si rivolgono prevalentemente, anche se non esclusivamente, ad aziende in fase di avvio e rappresentano un ottimo canale di comunicazione con il mondo del capitale di rischio, come per esempio,
i Business Angels ed i Venture Capital.

Sostanzialmente sono strutture modulari già attrezzate e pronte all’uso, con spazi ad uso ufficio e produttivo, generalmente, dai 20 metri quadrati di superficie ai 1.000 mq ed oltre.
Infatti, dentro i BIC è possibile usufruire di servizi a supporto delle startup d’impresa, sia di tipo logistico (es. fibra ottica, portineria, mensa, auditorium, sale incontri, noleggio attrezzatura, vigilanza notturna, etc.) che per lo sviluppo e la crescita aziendale (networking, business development, mercato e internazionalizzazione, finanza, comunicazione e sviluppo prodotto, etc.). Vi sono inoltre sportelli informativi, agevolazioni per l’acquisto di impianti tecnologici, insieme a molte altre opportunità.
Nel dettaglio fra i servizi tipici dei BIC possiamo elencare:

  • La selezione delle business idea più innovative ed elaborazione del business plan;
  • Il sostegno nel reperimento di risorse finanziarie pubbliche per progetti innovativi;
  • L’accesso ai canali dei Business Angels e del Venture Capital;
  • Il supporto all’internazionalizzazione delle PMI;
  • L’identificazione di partner tecnologici e network di cooperazione con Università e centri di ricerca.

Gli UBI, i c.d. University Business Incubator:

Come seconda categoria, fra gli incubatori pubblici, troviamo gli UBI, i c.d. University Business Incubator, la cui attività di incubazione prevedeva la fornitura di servizi di base alle imprese (fornitura di spazi, infrastrutture, canali di comunicazione).
Gli incubatori universitari hanno iniziato a diffondersi in Italia verso la fine degli anni Novanta; rispetto ad altri tipi di incubazione sono maggiormente orientati al trasferimento di conoscenza scientifica e tecnologica dal mondo accademico.

Generalmente, gli incubatori universitari sono sostenuti economicamente da risorse pubbliche; possono offrire servizi basici, come infrastrutture e spazi in aree attrezzate e tendenzialmente offrono servizi molto simili a quelli offerti dai BIC; ma la vera differenza da quest’ultimi è costituita dal fatto che sempre di più si va sviluppando l’offerta di servizi ancora più qualificanti come il tutoraggio, la formazione, la consulenza specialistica, l’attività di relazione.

Gli incubatori privati:

Nel corso del tempo, i cambiamenti di mercato e la diffusione di nuove tecnologie hanno generato nuovi bisogni, portando alla nascita di incubatori privati che potessero intervenire a supporto delle nuove realtà imprenditoriali:

Tra questi troviamo le IPI (Independent Private Incubators) e i CPI (Corporate Private Incubators).

La loro funzione è quella di facilitare il rapido sviluppo delle imprese offrendo sia risorse nelle prime fasi di creazione e della definizione del modello di business, sia durante tutto il loro processo di formazione ed evoluzione.

Gli IPI (Independent Private Incubators):

Sono acceleratori d’impresa impropriamente definiti incubatori, poiché intervengono nella fase successiva a quella di incubazione, fornendo capitali o know-how specifici.

Gli Corporate Private Incubators:

Sono del tutto simili agli incubatori tradizionali ma sono inseriti all’interno di grandi aziende che vogliono supportare nuove business unit.

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Conclusioni:

Continua a leggere l’articolo “Che cosa sono gli incubatori per Start up innovative? PARTE II”

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Autore: The Knowledge Verified icon 1
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